Serial Killer

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sagiptar
00martedì 9 novembre 2004 04:09
Joel Norris, psicologo americano, autore di un fondamentale studio sui serial killer, sostiene che essi sono dei soggetti fisicamente e psicologicamente danneggiati in modo irreparabile; danni all'ipotalamo, se sono il risultato di ripetuti traumi alla testa o difetti di nascita, possono destabilizzare il sistema ormonale ed alterare la capacità del cervello di misurare le emozioni.

Scrive Norris: "se con il termine sano s'intende la capacità di esercitare un controllo volontario sulle proprie azioni, questi individui non possono in nessuna caso esser definiti sani. Eredità biologica ed ambiente sono un fatto ineluttabile".

Il punto di vista di Norris è che il serial killer passa attraverso delle fasi:

1)fase aurorale, in cui si manifestano fantasie compulsive dove l'omicida è un motore biologico guidato da un istinto primario nella soddisfazione dei propri intimi desideri;
2)fase di puntamento, in cui si manifestano comportamenti di tipo paraniode; nel cervello dell'assassino seriale avviene una sorta di incendio neuronale, che provoca una turbolenza delle memorie e delle emozioni primarie nella recezione dei dati sensoriali;
3)fase della seduzione, in cui avviene l'approccio con la vittima;
4)fase della cattura, in cui il serial killer riesce a avere il controllo della vittima e può realizzare i suoi scopi;
5)fase omicidiaria; è quella c'è il sollievo orgasmico provocato dall'intrappolare ed uccidere la vittima;
6)fase totemica caratterizzata dall'asportazione degli organi, da atti di cannibalismo cui segue, immancabilmente, la depressione;
7)fase depressiva; quando l'assassino seriale leggerà sui giornali di aver ucciso un padre di famiglia, proverà un atroce senso di colpa; tuttavia non cercherà affatto ammenda attraverso la costituzione alle forze dell'ordine, ma continuerà a fuggire. Resta quindi in una solitudine buia, perversa e lacerante e si rifugia in quelle fantasie primarie che sono alla base delle sue gesta. La notte non dorme e riflette, non riesce più a dimenticare quella persona moribonda, i rantoli, il sangue che scorre (debriefing). Lentamente scivola in una sorta di ambivalenza fatta di orrore e piacere ed ecco diffondersi la nostalgia della morte; i sentimenti ed i ricordi non si possono più negare né trascurare; qualsiasi cosa faccia per uscire da questa esperienza, gli ripropone il desiderio spasmodico di continuare ad uccidere. Per cui, a differenza di altri criminale, il serial killer si muove in un vissuto irrefrenabile di pulsioni omicide.
La riabilitazione, per Norris, è impossibile.
sagiptar
00martedì 9 novembre 2004 04:09
Gli studiosi che si sono occupati dell'omicidio seriale hanno cercato di elencare una serie di sintomi che, se riscontrati durante l'infanzia e l'adolescenza, possono far presagire un futuro comportamento omicidiario seriale (sempre, però, stando attenti a non formulare ipotesi di causalità diretta).

Newton elenca i comportamenti che vengono generalmente riscontrati nell'infanzia e nell'adolescenza degli assassini seriali:

1)isolamento sociale. Nel campione di assassini seriali considerato dall'F.B.I., il 71% dei soggetti riferiva di provare forti sentimenti d'isolamento durante l'infanzia. Si tratta di bambini nei quali la fantasia assume un ruolo predominante e compensa una realtà povera di stimoli positivi. Queste fantasie hanno la caratteristica di essere precocemente sessualizzate, quindi i loro contenuti turbano profondamente il bambino, ma, allo stesso tempo, lo eccitano. Il bambino si lascia sedurre dal suo mondo fantastico e, progressivamente, si allontana da quello reale;


2)difficoltà di apprendimento. Danni fisici e mentali, deprivazioni precoci e una mancanza cronica di fiducia nei confronti degli altri, sono tutti fattori che contribuiscono a creare il fallimento scolastico, situazione comune a molti assassini seriali. Nonostante la maggior parte di loro abbia un quoziente intellettivo medio o, addirittura, elevato non riescono a sopportare il peso degli studi, a causa della stessa inquietudine interna che provoca la loro incostanza nel campo lavorativo;


3)sintomi di danno neurologico. Questo danno può essere provocato da una ferita o da una malattia e include forti mal di testa, attacchi epilettici, scarsa coordinazione muscolare e incontinenza. In taluni casi, un forte trauma alla testa è associato all'apparizione improvvisa di un comportamento aggressivo e/o di una personalità eccessiva. Questa situazione, secondo i periti di parte, riguarda anche Gianfranco Stevanin, l'agricoltore di Terrazzo (Verona) che tra il 1994 ed il 1995 ha ucciso almeno quattro donne a seguito di pratiche di sesso estremo


4)comportamento irregolare. È caratterizzato soprattutto da un bisogno immotivato e cronico di mentire, ipocondria e comportamento camaleontico, utilizzato per mascherare la devianza sociale. Da bambini, molti assassini seriali iniziano a mentire in maniera compulsiva, perché questa attività dà loro una forte eccitazione ed una sensazione di potere. Un altro problema che si presenta di frequente è l'utilizzazione di un atteggiamento ipocondriaco, soprattutto durante l'infanzia, per attirare l'attenzione di altre persone;


5)problemi con le autorità e di autocontrollo. Spesso, il bambino soffre quando i genitori lo affidano ad altri parenti o a estranei e quando maestri di scuola cambiano troppo frequentemente. Sono bambini incapaci di tollerare le restrizioni e che reagiscono in maniera estrema alla minima frustrazione;



6)attività sessuale precoce e bizzarra. Molte volte, gli assassini seriali iniziano a masturbarsi da bambini oppure manifestano dimostrazioni di sessualità violenta e abusiva nei confronti di altri. Anche l'utilizzo di materiale pornografico inizia in età precoce. In particolare gli assassini seriali fanno un abbondante uso di pornografia, anche se non è possibile stabilire una correlazione diretta fra i due comportamenti. Da bambini, gli assassini seriali spesso sono costretti loro malgrado ad avere precoci esperienze sessuali, in quanto sono vittime di violenze sia intra che extrafamiliari. Ciò li porta ad una forma di attrazione-repulsione per il sesso, che inizia a diventare un pensiero ossessivo nella loro mente;


7)ossessione per il fuoco, il sangue e la morte. Spesso, i serial killer da bambini sono ossessionati da fantasie distruttive che sfociano, a volte, in veri incendi dolosi che vanno oltre i normali giochi con i fiammiferi fatti da tutti i bambini. Ressler, facendo riferimento ai dati forniti dall'F.B.I., afferma che la piromania è presente nel 56% degli assassini seriali durante l'infanzia e persiste nel 52% dei casi durante l'adolescenza; in età adulta si dimezza rispetto all'infanzia. Per il serial killer bambino o adolescente, appiccare un incendio soddisfa due pulsioni molto forti: la prima è quella distruttiva, comune a tutti i bambini, la seconda è quella sessuale. Quando questo tipo di comportamento insorge durante l'infanzia, significa che il soggetto si sente profondamente inadeguato, perciò si ribella distruggendo oggetti. Per il serial killer adolescente, la piromania è un mezzo per scaricare le proprie tensioni sessuali.
Gli assassini seriali, inoltre, durante il loro periodo evolutivo, mostrano una particolare attenzione nei confronti del sangue. Per alcuni di loro, ciò è legato ad un vero bisogno fisico di avere un contatto col sangue.

Un'altra ossessione riscontrata di frequente nel periodo evolutivo di molti assassini seriali è quella per la morte. Questi soggetti, invece di provare una naturale repulsione nei confronti di tutto ciò che è collegato alla morte, ne sono come affascinati, cosicché certi autori parlano di "necromania". A volte, il contatto con la morte avviene in età precoce quando il bambino è più facilmente impressionabile. Alcuni assassini seriali, si sono trovati, da bambini, a dover fronteggiare la morte improvvisa di una persona cara, senza riuscire ad elaborare adeguatamente il lutto e ciò ha costituito il punto di partenza per la "necromania" successiva;

8)crudeltà verso gli animali e/o altre persone. Nel campione di assassini seriali esaminato da Ressler, il 36% ha mostrato segni di crudeltà verso gli animali durante l'infanzia, raggiungendo il 46% durante l'adolescenza. Gli esperti che studiano il fenomeno consigliano di non sottovalutare mai i giochi violenti dei bambini nei confronti degli animali, perché questi comportamenti possono essere segnali di disagio che può preannunciare lo sviluppo di una personalità violenta


9)furto e accaparramento. Vengono considerati sintomi del vuoto emozionale del bambino. Spesso il furto è la prima tappa della carriera criminale del assassino seriale. Questo comportamento può comparire in età molto precoce per sfociare poi col tempo in vere rapine a mano armata. A volte, il furto è collegato a deviazioni della sfera sessuale come il voyeurismo e il feticismo;




10)comportamento autodistruttivo. La "sindrome di automutilazione" può durare per decenni nei quali l'automutilazione si alterna a momenti di calma assoluta ed a comportamenti impulsivi, come i disordini alimentari, l'abuso di alcol e di altre sostanze e la cleptomania. Nel campione dell'F.B.I., il 19% disse di aver praticato degli atti di automutilazione durante l'infanzia;


11)precoce abuso di stupefacenti. È un modo di evasione psichica dalla realtà o di emulazione del comportamento genitoriale ed è molto frequente tra gli assassini seriali. Il più delle volte, sono gli stessi genitori, e in particolare il padre, a fornire il modello al figlio. Soprattutto quegli assassini che iniziano a uccidere quando sono ancora adolescenti fanno un uso frequente di queste sostanze, per darsi coraggio e sembrare dei "veri uomini".
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